Le prime notizie risalgono al 1308, riportate in " Rationes Decimarum Italiae " ed è indicata come Monasterium S. Petri de Valle e, successivamente nel 1325 In Castro Vallis. La sua fondazione è da collocare, agevolmente, tra il X e XI secolo durante il declino del dominio Longobardo, in località Votta, ove attualmente vi sono terreni ancora di proprietà della Parrocchia di San Pietro. Per circa 189 anni non si hanno notizie. Nel 1514 non è più indicato "Monasterium" ma Ecclesia e solo successivamente, nel 1531, fu espressamente denominata Cura=Parrocchia. Nel 1601 il vescovo Giulio Santucci, dopo varie alternanze di visite pastorali, trovò la chiesa in non buone condizioni edilizie e così ordinò all'Arciprete don Ottavio Gloria che venisse abbattuta per poi costruirne una nuova nell'abitato per maggiore comodità degli abitanti. Nel 1621 con giubilo della popolazione, la nuova chiesa venne ufficialmente inaugurata del vescovo Ettore Diotallevi. Per circa quattro secoli non si hanno sostanziali notizie se non l'aver subito alcune trasformazioni che hanno teso ad ampliare la chiesa e renderla più agevole al culto. Gli ultimi lavori di ampliamento, che ne hanno mutato la fisionomia, furono fatti eseguire dall'Arciprete don Alfredo de Lucia.
L'interno di presenta tripartito in navata centrale e due laterali (ciascuna in tre cappelle); l'abside e la navata centrale sono coperte da "volta a botte". Nella navata destra c'è l'accesso ad un ambiente annesso, sede di congrega. La facciata si presenta molto semplificata dopo un restauro ottocentesco . Caratteristica è l'acquisantiera a valva di conchiglia realizzata in marmo rosso di levanto e la Pila dell'acquasanta in pietra arenaria; su di esso poggia la vasca decorata da una boccellatura. Il campanile a basamento quadrangolare si sviluppa su tre ordini con orifizi ad arco di dimensioni diverse nei vari livelli.
Chiesa a pianta longitudinale suddivisa in una navata centrale e due laterali, a loro volta divise in tre cappelle per lato più due nel transetto destro e sinistro. Nella zona dell'altare maggiore, abside quadrangolare, sono presenti due ambienti a destra ed a sinistra, probabilmente le sagrestie. La copertura presenta una volte a botte nella navata centrale e volte a crociera nelle laterali. Nella navata destra si apre un altro ambiente, sede della congrega. A destra dell'altare maggiore è collocato il coro ligneo, diviso in due parti; consta di sei stalli per parte divisi da una lesena scanalata. L'unico motivo decorativo è costituito da due grifi che completano il coro su entrambi i lati. L'altare maggiore in marmo bianco e commesso si presenta nelle tinte giallo serpentino e rosso levanto. Riccamente decorato, ha due puttiai capi-altare, il paliotto ad urna e lateralmente in posizione arretrata, su entrambi i lati lo stemma della congrega dell'A.G.P. Sotto la volta è affrescata la raffigurazione dell'Annunciazione ( 1749 ), opera del pittore Giovanni Cosenza, attivo in Campania intorno allla metà del XVIII secolo. La chiesa, "senza carta di fondazione", può essere datata agli inizi del XVI secolo. Nel 1514 fra Giovanni d'Aloysiis, in una visita pastorale, annota che la chiesa è curata da due cappellani e menziona anche l'esistenza di un " hospitalis" e ben sette cappelle (altari) una delle quali consacrata alla Beata Vergine dell'Annunziata. Dal 1580 al 1587 le Sante Visite annotano solo notizie frammentarie e non esaltanti per il decoro della chiesa e si appunta l'esistenza di crepe nella navata centrale dove penetra acqua; a seguito di rilievo la chiesa subì dei rimaneggiamenti anche negli stucchi e, nell'ottocento, fu decorata con finto commesso marmoreo. Il 19 novembre del 1753 nella chiesa fu cantata un solenne Te Deum col concorso di tutte le autorità e del popolo in onore del Cavaliere Nerone, Intendente di Caserta, dopo aver preso possesso del feudo di Valle, acquistato da Carlo III.
Della Cappella di S.Maria delle Grazie ( Madonna delle Grazie ), indicata come Rurale Laicale, anno 1807, non si hanno notizie sull'anno di fondazione. Di stile rustico semplice nel corso degli anni fu abbellita con affreschi, stucchi e bassorilievi di grandi effetti. In atti e documenti risulta essere di ius padronato della Università di Valle, amministrata dalla Congrega di Caritàdi A.G.P.Il 1 luglio 1838, in un documento indirizzato all'Intendente di terra di Lavoro a firma del Sindaco Michele Magliocca, la Cappella è indicata priva di luoghi adatti alla sepoltura, come le altre cappelle Rurali Laicali. Nel 1840 iniziarono i lavori per la costruzione del Camposanto, durante i quali, furono apportate numerose modifiche alla Cappella. Se segnalazione dei Vigili del Fuoco di Caserta del 5-10-1987 e perizia tecnica dell'8-10-87 il Sindaco la chiuse al culto con Ordinanza n° 30/87 il 24 ottobre 1987. Questa la motivazione "...distacchi di intonaco causato da infiltrazioni di acqua provenienti da fluviali in cattivo stato di conservazione nonchè lesioni longitudinali alla volta ed alla chiave dell'arco centrale...". Pur se nell'ordinanza sindacale si imponeva al Commissario Straordinario delle Cappelle Laicali il termine massimo di 120 giorni per il ripristino statico della chiesa, un colpevole silenzio si impadronì della cappella di Maria Santissima delle Grazie che restò chiusa al culto per dieci lunghi anni. Il 30-04-1997 con delibera di Giunta Comunale n°121 furono avviati i lavori necessari alla riapertura della cappella. Per meglio raccogliersi in preghiera diversi concittadini donarono le panche in sostituzione di quelle che ormai, non c'erano più. Da allora sono state ripristinate le antiche cerimonie religiose quali, ad esempio, la processione che "trasloca" la statua della Madonna ,dalla cappella alla parrocchia in primavera e viceversa in autunno, e la Santa Messa nella ricorrenza dei defunti.
Indicata nel1753 e 1807 come "Cappella Rurale Laicale", amministrata dalla Congrega di Carità di A.G.P. di Valle, priva di sepoltura e di carta di fondazione. Nel documento esistente presso l'Archivio di Stato di Caserta, in Prefettura Opere Pie, datato 5 giugno 1866 a firma di Luca Coscia, la cappella è indicata come "Cappellania S. Rocco dei Coccari". Questo appellativo lascia supporre che la Cappella fu fatta costruire da Carlo Antonio Coccaro per se ed i suoi familiari, agli inizi del XVI° secolo. Il 10 agosto 1994, il giorno dopo la presa d'atto del Consiglio Comunale che il "Bene" era divenuto di proprietà comunale, il Sindaco affidò a tre volontari ( Sebastiano Izzo, Giuseppe Saccone e Giovanni Possumato ) la manutenzione e cura della chiesa. Questi benemeriti concittadini hanno reso nuova dignità al luogo sacro con numerosi lavori di ristrutturazione e manutenzione a spese loro e degli abitanti dei quartieri limitrofi.
Non essendo possibile effettuare una datazione precisa sull'anno di fondazione della chiesa S. Pancrazio per mancanza di fonti, viene assunta come mera data formale quella dell'XI secolo. Questa data è ricavata dallo studio della vestigia a pianta rettangolare, ovvero dell'estrema geometrizzazione del manufatto comune ad altre chiese campane di quell'epoca, costruito intermanete con materiale tufaceo e malta, estratto direttamente dal "graben" (dove sorge), successivamente utilizzato più volte come cava d'estrazione del tufo occorrente per la costruzione di altre chiese ( S.Pietro nell'abitato) e degli Archi dell'Acquedotto Carolino. La chiesa per la semplicità stilistica lascia supporre che fu progettata e realizzata dalle maestranze locali che non mancarono mai in arti e mestieri. Sull'intradosso dell'arco a tutto sesto e poggiato su piedritti, lato sinistro della chiesa, dove fu staccato l'affresco di S.Antonio Abate benedicente, segno tangibile dell'operosità e della religiosità dei Vallesi, datato inizi XII secolo, vi è un lucernario a feritoia, caratteristica finestra monofora dell'XI - XII secolo, presente anche nelle torri del castello. L'Altare Maggiore era rivolto a 40° verso Nord Est, costruito a imbotte semi incastonato nella parete ad arco a tutto sesto, con pietra locale, sostenuto da colonnette a "balaustrum" (oggi inesistente), ai cui piedi vi è ancora oggi visibile una fossa profonda a due bocche quadrate servite per la sepoltura. Le prime notizie scritte si hanno dalle Rationes Decimarum Italiae (N.d.R.: Registro delle Imposte) nei secoli XII e XIV e fino al 1456 nonn si hanno notizie particolari se non del "tremuoto" che scosse le terre, provocando fortunatamente solo lievi danni alla chiesa, prontamente riparati. Dopo la peste del XVII secolo la popolazione di Valle si ridusse ad appena 500 anime e l'esiguo numero di abitanti scampati alla pestilenza comportò la riduzione delle curate e, quindi, alla sola centrale di S.Pietro (nell'abitato) assurgendo ad arcipretale, non esautorando l'importanza mistica della figura del Martire S. Pancrazio, che è rimasto il Santo Protettore di Valle. Nel 1753 la chiesa risulta custodita da un eremita, in pessime condizioni edilizie e quasi crollante. Per tale motivo fu interdetta al culto. Dopo la morte dell'eremita la chiesa, abbandonata, fu oggetto di saccheggi di viandanti.
Ricerche storiche a cura di Giulio Di Lorenzo (Le chiese nella Valle degli Archi, in Valle alla ricerca delle nostre radici, all'alba del terzo millennio)